Chiesa Maria SS.Bambina (Affacciatura) anno 1922.

Cenni storici:


Nelle verdeggianti colline verso scirocco fuori le vecchie mura della città, si innalza la Chiesa dell’Affacciatura detta anche della “Chiesa della Bambina” fondata da Geronimo Mucaria nell’anno 1613 sotto il titolo di Maria SS. delle Grazie. (Atto del Notaro Vincenzo Zizzo del 4 gennaio 1613). Il Mucaria fece realizzare a sue spese l’affresco della Madonna su di una lastra di pietra ( ardesia o lavagna) che tutt’ora si trova incastonata nell’altare centrale della Chiesa datata 20 Agosto 1609. La Chiesa al suo interno si presenta ad una sola navata; un’arco in pietra divide la parte dell’altare a quella dei fedeli . Dai recenti lavori di ristrutturazione della Chiesa è stata trovata una lastra di pietra che era la parte superiore di una vecchia fontanella incastonata nel muro della vecchia sacrestia, dove si rileva una scritta “AFFACCIATURA 1622”, che ci dà testimonianza forse del periodo dell’ultimazione della costruzione della chiesa.
Il campanile è stato ricostruito da Amministrazioni recenti, ma è visibile nella campana la dicitura “Affacciatura 1868”, sostituendo la precedente campana che era stata presumibilmente rubata.
C’è un’episodio rilevante che ci porta al culto verso la Madonna Bambina che si venera in questa Chiesa.
Si narra che terminata la prima guerra mondiale certo Sig. Giuseppe Avila, devoto alla Madonna delle Grazie, avendo riabbracciato i propri quattro figli tornati illesi dalla guerra, volle ricostruire per debita promessa fatta, il prospetto per dare maggiore dignità alla chiesetta diruta. Infatti non rimaneva altro che il muro dell’altare centrale ed il muro residuo della sacrestia. Il Signor Avila inoltre si interessò anche del culto, facendovi celebrare ogni domenica la Santa Messa e festeggiare inoltre la natività di Maria SS. Bambina, donando in quella Chiesa una statuetta (quella attualmente venerata) di proprietà della sua famiglia.
Durante i festeggiamenti venivano organizzati molti giochi, occasione buona per dare da mangiare ai poveri e per fare divertire i bambini. I giochi erano di diverso genere come per esempio “il gioco della pasta asciutta” che vinceva chi per primo riusciva a mangiare un bel piatto di spaghetti, senza usare le mani, che erano tenuti dietro la schiena. “Il gioco della padella” dove bisognava saper distaccare una moneta incollata con del grasso di maiale nel fondo annerito di una padella che pendeva da uno spago. I partecipanti dovevano tenere ben stretti le mani incrociati dietro la nuca. “Il gioco di li pignateddi“ una gara nella quale bisognava centrare, correndo con una canna in mano, un’anello di ferro appeso ad una cordicella; chi vi riusciva per primo a centrare l’anello, aveva il diritto di scegliere un “pigniateddu” dove si trovava nascosto un premio che era costituito anche per esempio una colomba, un coniglio, della farina sfusa, e tante altre sorprese. C’erano anche altri giochi come il tiro alla fune, la corsa podistica, la corsa degli insaccati, la corsa dell’uovo, la gara del vino, e tanti altri ancora. Ma quello che riscuoteva maggior successo era ed è tutt’ora “l’albero della Cuccagna”; il gioco consisteva nel raggiungere la cima di un palo alto circa 13,00 metri, conficcato nel terreno, e ricoperto di abbondante sapone molle da balia. Vinceva chi riusciva a toccare (dopo innumerevoli tentativi di risalita del palo, con l’ausilio di bighe) uno dei premi pendenti, attaccati ad un cerchio in ferro (di circa mt 1,00 di diametro) ricoperto di foglie di alloro. Da allora fino ad oggi, con l’avvicendarsi di vari Comitati e/o Amministrazioni, si è tramandata questa tradizione che unisce fede e folklore del popolo di Calatafimi.

Fonti del testo : Geom. Emilio Papa

Chiesa Madonna delle Grazie dove si venera Maria SS. Bambina (Affacciatura) anno 2013.